mercoledì 30 aprile 2008

No pizza, no compleanno

E così martedì sera ho chiamato Emanuele che era da Liz, lui e lei sono venuti al campus con le due auto, e alle 9 in punto mi sono salito sulla mia Saturn. Sosta per fare il pieno e contemporaneamente acquistare un Double Shot di Starbucks, e di corsa (con prudenza, nota per papà) sulla Interstate 5 North, imboccata alle 9 e 6 pm con un ben preciso obiettivo: percorrere 214 miglia in 2 ore e 54 minuti.
Unico ostacolo: i limiti do velocità assolutamente ridicoli e la necessità di non oltrepassarli più delle auto nei propri dintorni, per evitare di trovarsi come nei film, con un auto alle spalle che, con sirena e lampeggianti, dice "ua ua uaaaaa...".
Fatto sta che sono arrivato a mezzanotte in punto per dire auguri a Silvia! Non mi andava proprio di farlo tramite Skype...
Non dico di aver fatto nulla di speciale, dico che è bello avere qualcuno per cui non puoi fare a meno di fare cose come questa.
Saltando tutti i racconti noiosissimi che ho già dimostrato di essere abilisismo nel proporvi, espongo subito una massima di antica saggezza: un compleanno senza di pizza non è un compleanno e la pizza americana non è pizza... quindi in America niente compleanno, a meno che...
Ho sfoderato l'arte di mamma e nonna e ho fatto la pizza. Cioè, ammetto di non aver fatto l'impasto, dando fiducia a quello più che accettabile di Trader Joe's, ma il lievito non sapevo proprio dove andarlo a cercare! Armato di esperienza acquisita per osmosi a Scauri e Spigno, ho fatto 4 ottime pizze: la patate e rosmarino, la zucchine e pancetta, e due pomodoro mozzarella basilico, meglio note come Margherita. Nonostante sia solito criticare ciò che cucino, stavolta devo ammettere di aver fatto un ottimo lavoro, apprezzatissimo anche da Silvia e Caterina. Le amichette americane Alisa e Lauren hanno assaggiato un pezzo piccolissimo, credo perchè, come tutte le ragazze americane, hanno lo spauracchio dei carboidrati. Melgio, più pizza per me!
Uno di questi giorni la faccio con Emanuele, per ingozzarcela di nascosto da tutti.
Tra poche ore parto di nuovo per San Diego, dove arriverò con una sorpresa per Emanuele...

lunedì 28 aprile 2008

San Francisco, Marcus Miller, Lorenzo e Silvia

Questa volta mi sono innamorato di San Francisco... avventura breve (viaggio di 1100 miglia, 1800km in 3 giorni e mezzo) ma intensa e indimenticabile!
Non so da dove iniziare il mio resoconto, se non, banalmente, dall'inizio... ma non voglio essere banale, quindi niente resoconto e niente ordine cronologico.
Una cosa a caso, tanto per scaldare le dita... Silvia mi ha regalato i biglietti per il concerto di Marcus Miller!!! La sorpresa più bella che abbia mai ricevuto, resa ancora più bella dal fatto che lei l'abbia pensato per me! Concerto fenomenale, foto con Marcus Miller che metterò come
immagine personale di Skype, Messenger, Facebook, un basso dal suono incredibile, una bionda con occhi azzurri figa e innamorata di fianco a me, musicisti di grande calibro tra i quali spicca l'imponente e sudatissimo batterista Poogie Bell, un repertorio da paura: Blast per aprire alla grande, Jean Pierre (dai tempi con Miles Davis), Panther, People Make the World Go Round... penso che tutti conosciate questi pezzi! Commovente!
E questa è stata la serata di venerdì, allo Yoshi jazz club di San Francisco... ma tutto era iniziato molto prima, con un lungo viaggio, che in teoria sarebbe dovuto essere lungo la 1 e non la 101. In realtà avrei potuto guardare una qualsiasi mappa su carta o Internet per accorgermi della mia ignoranza. Fatto sta che a un certo punto Silvia mi ha fatto notare il mio errore (perchè non prima di partire?), e dopo lunghe peripezie, sono riuscito ad abbandonare la 101, tagliando verso il Pacifico, fino alla strada panoramica che si snoda lungo la costa, con tutte le viste che ne derivano... e un vento non indifferente!
San Francisco, che dire di San Francisco? è una città meravigliosa, forse sono stato troppo frettoloso nel dire che NY è mille volte meglio... New York è impressionante, ma San Francisco ha una personalità che lascia il segno.
Una cosa che mi ero perso la scorsa volta, ma che non mi sono lasciato sfuggire per una seconda, è Lombrad Street, in particolare il tratto che la rende la strada più tortuosa del mondo, con 8 tornanti in un isolato: in quel punto, la strada sarebbe stata così ripida che i tornanti sono stati l'unica soluzione praticabile, una soluzione che attrae un mare di turisti, di sicuro odiati dai ricchi abitanti. Ma chi se ne frega, nessuno avrebbe potuto negarmi di avere le foto in cui sbuco dal finsetrino della macchina, anche se non era la amata Saturn.
Non si può immaginare di andare a San Francisco e non attraversare il Golden Gate, sia in auto che a piedi, prendendosi una quantità di vento che assicura almeno un minimo di raffreddore. Non si può nemmeno evitare il Peer 39, per salutare i puzzolenti e grassi leoni marini e mangiare da Bubba Gump. E non si può fare a meno di spendere ore semplicemente passeggiando mano nella mano per Union Square, Market Street a tutta Downtown, un ambiente reso suggestivo e unico delle salite e discese, dagli edifici nuovi e vecchi, dai tradizionali cable cars, dal mescolarsi di ricchi turisti o cittadini che fanno shopping e di tantissime persone cui la dea fortuna ha sorriso un po' meno e di cui il dio denaro ogni giorno si fa beffe, gli homeless. Ringrazio di essere nel primo gruppo, cercando di mettermi la coscienza a posto elargendo qualche tip.
Tornando ai racconti, stavolta ho portato Silvia sulla cable car, il tradizionale tram di legno che arranca sulle salite con i passeggeri appesi. Cinque dollari per un breve giro e un biglietto formato gigante da tenersi come ricordo. Fortuna che un ragazzo mi ha dato i biglietti gratis perchè era di fretta e non aveva tempo di fare la fila. Mentre eravamo in fila, ho dato 37cent (tutto ciò che avevo in contanti) a un homeless che suonava blues, che in un quarto d'ora non si è beccato altro da tutti i turisti in attesa del cable car. Quando ha contato i soldi, li ha buttati incazzato col mondo in un cestino della spazzatura... avrebbe dovuto tenerseli anzichè buttarli, ma se almeno altre 10 persone avessero dato gli spiccioli avrebbe potuto mangiarsi un pezzo di pizza.
In un modo e nell'altro, gli homeless rientrano nei discorsi, visto che la città ne è piena... almeno non fa freddo come a NY.
Dimenticavo quasi di dire dei tre pasti fatti da Lori's Diner, uno di quei posti americani con hamburgers e colazioni abbondantissime, ambientato negli anni 50. Prima di partire avevo detto tanto per dire che ci sarei andato tre volte, e lo ho fatto. E anche Ghirardelli! La famosa fabbrica di cioccolata e gelato, dove ho mangiato la mia coppa in 3 minuti e quella di Silvia in 2, senza aver tempo di sentire i sapori.
Boh, come comunicare le emozioni di questo weekend-regalo di compleanno? Non sono così bravo a scrivere, faccio ingegneria, un mondo dove basta saper dire tanto, poco, brutto, bello. Come descrivere una passeggiata sul Golden Gate ammirando la Bay con Downtown sullo sfondo? Come spiegare quanto è sfizioso scendere per Lombard street o salire sul cable car? Come dipingere lo spettacolo del Golden Gate al tramonto? Come farvi vivere il sali e scendi continuo di San Francisco? Queste emozioni rimangono solo a noi che le abbiamo vissute... come posso raccontarle a parole? Ed è ancora più difficile raccontare come è stato bello con la mia bimbetta, che ha saputo aggiungere a San Francisco qualche suo magico ingrediente segreto...

giovedì 24 aprile 2008

1100 miglia in vista

Stasera parto da San Diego con una macchina affittata (povera Saturn, non può rischiare così tanto) e vado a prelevare Silvia a Santa Barbara, per proseguire domani mattina presto alla volta di San Francisco, metà del un weekend-regalo di compleanno di Silvia (che è il 30). In teoria sarebbe dovuta essere una sorpresa, ma cause di forza maggiore hanno scoperto le mie carte... quindi avverto della mia breve assenza tutti i miei lettori, che altrimenti si sentirebbero spiazzati fino al ritorno, senza mie notizie.
Mi appresto quindi a guidare 1100 miglia percorrendo la 101, che tutti dicono essere bellissima... vedremo, io credo che sarà una strada normalissima, in ogni caso nulla in confronto con la super strada che porta a Scperlonga. Non so ancora cosa farò a San Francisco, ma avrò l'opportunità di rivivere in versione romantica alcune delle cose che ho fatto quando ci sono stato 5 mesi fa per il Ringraziamento. Giusto per rassicurarvi, farò almeno un pasto, romantico, da Bubba Gump.
Poi, è da notare che a SF sarà presente, in questo weekend, il mio musicista preferito, Marcus Miller, nel bel mezzo della sua tournè, che il 7 e l'8 maggio toccherà San Diego... non vedo l'ora!!! Ho già preso un bel po' di biglietti per l'8!! Ho la tentazione di andare anche al concerto di San Francisco, povera Silvia! Proverò ad evitarglielo...
Questa mattina mi sono stressato tantissimo perchè sono andato a riparare gli occhiali all'optical center, dove ovviamente mancava il tecnico, come formalizzato in non so quale corollario del teorema di Murphy... sono stato 15 minuti a cercare di mettere da solo la vite della stanghetta nella sua sede, invano! Morale della favola: torna la prossima settimana!
Giusto per dare sfogo alla mia inclinazione ai voli pindarici, volgarmente saltare di pala in frasca, racconto della cena di crepes offerta ieri dalla francese Cassiopè, con cui parlo un miscuglio di inglese, italiano semplificato e francese maccheronico. Fedeli alla pià nobile tradiozione, io e il fratellone siamo riusciti ad abbuffarci velocemente e elegantemente, classificandoci al primo e secondo posto.
E che dire poi? Il compito di psicologia come è andato? Boh, abbiamo studiato un'ora, limitandoci a leggere una volta le slides delle lezioni e senza aver mai ascoltato la prof... che si può pretendere?

lunedì 21 aprile 2008

Domani compito a crocette

Dopo mezz'ora che il mio simulatore di reti dà risultati cui non riesco ad attribuire una spiegazione, meglio smettere, in attesa di essere illuminato dall'alto, e dedicare la mia attenzione altrove... il che sarà probabilmente una puntata di South Park, per mantenere alto il livello culturale.
Ma prima non volgio perdermi una breve comparsa sul blog... lo sto aggiornando troppo poco ultimamente, come mi dice Paolo... forse prima lo aggiornavo troppo, forse mi sono solo abituato a vivere in California e quindi non trovo interessante raccontare le minime cavolate, che siano feste o semafori alla fine dell'incrocio anzichè all'inizio. Forse quando tornerò in Italia (mancano poco più di 2 mesi e mezzo) potrò scrivere un blog sulla riscoperta della vita in Italia. Potrebbe essere interessante, e magari incentrato sul cibo. "Caro diario, oggi ho mangiato..." potrebbe esserne il titolo.
Mancano solo poco più di 2 mesi e mezzo, e spero di non dovermeli rovinare per colpa della tesi... una tesi di ingegneria è una maledizione, forse il giusto preludio alla vita di ingegnere, forse l'ultimo avvertimento a scappare e rifugiarsi altrove. Ad esempio sposare una ragazza i cui genitori abbiano un In&Out (un fast food che fa solo hamburgers, ma con quante fette di carne e quante fette di formaggio vuoi, salvo sapere che esistono i menù segreti), visto che si può possederne uno solo per eredità.
In realtà non so nemmeno cosa scrivere. Ah, no! Una cosa buffa c'è...
Non mi ricordo se ho detto che io ed Emanuele abbiamo ottenuto 8 crediti di studio indipendente (per farci la tesi per conto nostro), ma qui, per mantenere lo status di full time student richiesto dal nostro visto, sono necessari 12 crediti. Quindi siamo costretti a dare un esame, un esame qualsiasi. E, avendo teoricamente finito gli esami in Italia, abbiamo scelto di iscriverci al corso Introduction to Psychology... Alla sesta lezione, giovedì scorso, abbiamo deciso di andare a vedere che gente ci fosse e che aria tirasse e, guarda caso, abbiamo scoperto che domani c'è il midterm!! Finora ho addirittura scaricato le slides e domani o tra poco le studierò. Potrei aspettare che Emanuele torni dal lavoro e studiare con lui. Tanto il compito è a crocette...

giovedì 17 aprile 2008

Qualche arretrato

Ultimamente ho poca ispirazione a scrivere... sarà che passo ore e ore davanti al pc per creare la mia tesi, sarà che mi brucio gli occhi a fissare le righe di codice, sarà che mi fotto il cervello cercando errori che poi si rivelano essere le solite distrazioni! E inoltre, dopo pagine di reports, che spero di sfruttare con il copia-incolla nella stesura definitiva della tesi, spesso viene meno il desiderio di sentire il tic-tic-tic dei tasti premuti...
Ma non posso tradire la mia missione di reporter della California!
Che dire? Fa caldissimo! Negli ultimi 10 giorni abbiamo avuto una escursione termica di 10 gradi, e ora siamo sui 30... e nonostante ciò, da lunedì non sono mai andato al mare, causa tesi... cosa tocca fare per convincere il mondo che sono intelligente!
Non ho raccontato nulla del mio weekend a Santa Barbara, ma certi weekend non sono di pubblico dominio e rimangono, come ho già detto, nascosti tra le righe... in ogni caso, dopo mesi di astinenza, ho fatto finalmente... un giro in canoa!
Nulla a che vedere con la mia mitica canoa blu (e la sua sorella arancione), agile, veloce, maneggevole, in grado di ribaltarsi se si ha un passeggero... le canoe che danno in affitto sono pessime... e nulla a che vedere col mare di Scauri una volta supearato il monte d'oro!
Domenica mi sono incontrato a Los Angeles con Emanuele ed altra gente, per Lakers-Spurs. La partita è stata meno avvincente del previsto, anche per l'assenza di Ginobili. I primi due quarti sono stati combattuti, ma dalla metà del terzo i Lakers hanno preso il largo e si sono aggiudicati la partita e il primo posto nella western conference... inoltre, segnando più di 100 punti e tenendo gli avversari sotto i 100 hanno garantito a tutti 2 tacos omaggio da Jack In The Box... peccato che i buoni omaggio siano finiti prima che noi potessimo solo annusare l'odore dei tacos!
Il resto della giornata è stato un po' una delusione. Visto che la partiva è finita alle 3:30pm, io avevo in programma di andare a Venice Beach fino al tramonto, andare a Santa Mnica a cena da Bubba Gump e poi a sentire musica in un jazz club sempre da quelle parti. Purtroppo Emanuele è venuto a LA con la macchina di un altro ragazzo, e quindi non avevo il potere decisionale, cosa fondamentale per trascorrere giornate sensate e intense... fatto sta che di tutti i miei desideri è stato esaudito solo quello di andare a Venice per un paio d'ore, per poi mettersi in auto alla volta di SD...
Venice Beach è allo stesso tempo due cose completamente diverse. Si arriva sul lungo mare percorrendo venice Boulevard e si può decidere se girare a destra o a sinistra.
Girando a sinistra, la spiaggia immensa termina sulle porte delle casette dei ricchi, alcune delle quali potrebbero essere definite dei gioiellini architettonici che costano tutto il prezzo del nome del posto in cui sono costruite.. Noi abbiamo girato a destra, trovandoci in un ambiente pittoresco e inaspettato. Questa parte di Venice è un incrocio tra un mercato, una spiaggia piena di vita e una discarica. Innanzitutto ci sono un sacco di negozietti dove non abbiamo potuto fare a meno di comprare la maglietta Lifeguard Venice, per ricordo e perchè ricorda troppo una delle città più belle di Italia (dopo Roma e Scauri ovviamente). Poi c'è un fiume di persone che scorre sul lungomare di cemento, chi in bici, chi in pattini, i più a piedi. Ci sono un sacco di neri (ecco dove erano, a Venice!) e centro-americani, e tantissimi cinesi come in ogni dove! Una moltitudine di musicisti, statue umane, presunti chiromanti che chiedono le tip dei passanti e rendono il luogo suggestivo... Una nuvola di marijuana o hashish, non so riconoscerle, pervade l'aria del lungomare e anche della spiaggia... la spiaggia deserta al tramonto, a parte un punto in cui erano ammassate centinaia di persone intente a prendere parte a una di quelle cose che chiamano rave, impazziti dalla droga, dall'alcol e dal ritmo di decine di tamburi e tutto ciò che si potesse percuotere.
Via da Venice, ritorno a San Diego, e mi metto a sudare sulla tesi che pian piano prende forma, anche se c'è un bel venticello al piano più alto della I-House... non mi piace usare il termine "lavorare" riferendomi alla tesi, perchè non vengo pagato.

venerdì 11 aprile 2008

Ciao da SB!

Questo weekend inizia per me a Santa Barbara da Silvia, dove sono arrivato ieri dopo 5 ore e mezza di treno, superpoduttive perchè ho studiato tutto il tempo.
Anche se era un giorno che facevo continue allusioni circa il mio arrivo, lei non se lo aspettava prorpio, nonostante mio fratello si fosse quasi tradito al telefono, quando gliela ho fatta chiamare per assicurarsi che lei non avesse avuto la mia stessa idea... Quindi la sorpresa è riuscita!
Le ho portato anche un bellissimo regalo: ricotta salata, per la pasta con pomodorini-ricotta salata-basilico... per la serie che quando torno apro un ristorante.
Starò qui a SB fino a domenica mattina, quando mi incontrerò a Los Angeles con Emanuele, Broccardo e Carlo per vedere la partitona tra i Lakers di Bryant e gli Spurs di Ginobili! Dato che il match è alle 12, avremo anche tutto il pomeriggio per andare in qualche spiaggia, e magari mangiare da Bubba Gump e poi chissà dove.
Martedì scorso, Gioele è tornato in Italia, per la grande nostra tristezza... per colmare il vuoto da lui lasciato non sappiamo cosa inventarci, magramente consolandoci col fatto che lui sta peggio di noi! Scherzi a parte, Gioele è diventato davvero nostro amico (di me ed Emanuele), degno di condividere molto momenti di demenzialità... Elia, non preoccuparti, che non ha un voto più alto di te!
Da due settimane dedico quasi tutto il mio tempo alla tesi sulle cognitive networks. Non so dire se procede bene, ma intanto procede... chissà quante offerte di lavoro avrò dalle ditte che, in seguito a spionaggio industriale ai danni della UCSD, entreranno in possesso del mio lavoro...

domenica 6 aprile 2008

Lo spring quarter

Lo spring quarter, l'ultimo trimestre che trascorreremo qui a UCSD, è iniziato già da una settimana, dopo il brevissimo spring breack newyorkese... Spring un cavolo, perchè, a partire da lunedì, non ricordo un giorno di bel tempo, ma solo novole antipatiche... sarà un segno divino? Meno distrazioni climatiche per farci concentrare meglio sulla tesi? Forse, ma prefersico comunque il bel tempo e, non appena arriverà, le spiagge, possibilmente non la black beach dei nudisti!
Questo quarter mi dedicherò esclusivamente alla mia tesi sulle reti intelligenti (fino a che punto?), evitando di farmi mettere i bastoni tra le ruote da corsi di ingegneria in più, di cui non avrei bisogno in termini di crediti. Esclusivamente solo parlando di studio, perchè la bella stagione renderà d'obbligo un po' di avventure fuori porta, che ,per non abbassare la curiosità dei miei lettori, eviterò di svelare in questo momento..
La scorsa settimana, io ed Emanuele abbiamo iniziato a seguire un corso di Introduction to Acting (introduzione alla recitazione) della facoltà di teatro... un corso elementare, che potrebbe essere divertente ma che credo non lo sarà. Ma purtroppo siamo obbligati ad iscriverci a un numero minimo di crediti e, a meno che non riusciamo a farci assegnare un sacco di crediti per la tesi, dobbiamo tenerci teatro, per cui studieremo assulutamente zero, suscitando le risa degli altri studenti.
Questa settimana Livia e Paola sono partite, dopo solo 3 mesi dal loro arrivo. La partenza è stata indolore, a parte il fatto che io ed Emaneuele le abbiamo dovute accompagnare in aereoporto alle 5 e 30 della mattina, e a parte la mia maestria nel far piangere Livia nel momento del saluto. Quindi la California saluta le due milanesi, e le dà appuntamento tra 3 mesi in Italia... E sì, mancano solo 3 mesi! Ne son già passati sette, scappati senza poterli tenere a freno... Mi troverò in Italia all'improvviso?
Ieri, io, Emanuele e Andrea Tullj, siamo andati ad Holliwood per il compleanno della sorella di Mark. Non ho mai visto un ristorante messicano così pseudo-elegante e costoso... vabbè che servono la pina colada in un cocco scavato e la margaritas in un ananas... non è stato così entusiasmante, ma nemmeno tanto male.

martedì 1 aprile 2008

New York New York

Tornerei all'istante a New York, forse anche a viverci! Questa visita superficiale e frettolosa durata una settimana mi ha fatto innamorare di questa città, che è 1000 volte meglio di Los Angeles e San Francisco messe insieme, nonostante faccia decisamente più freddo... Che posso raccontare per riassumere i sette giorni, le centinaia foto e le decine di posti che hanno caratterizzato questo viaggio? Certamente la mia intenzione non è di redarre una guida, in quanto sarebbe fatta ancora peggio di quella che ho comprato buttando $20. Racconterò qualcosa a caso...
Dopo l'arrivo al JFK, il primo impatto con NY è stato la metropolitana, per gli amici subway. Due cose mi hanno stupito: la quantita di persone di colore (che in California quasi non ci sono) e il fatto che quasi ogni persona (di ogni colore), seduta o in piedi nei vagoni, potrebbe essere descritta come "caso umano". In metropolitana si vede di tutto, e accade di tutto... gente che all'improvviso crolla dal sedile perchè piena di droga, gente che si vomita addosso, persone che si azzuffano con qualcuno finisce in manette. L'episodio più interessante è stato martedì, quando abbiamo incontrato un gruppo di quattro ragazzi di colore, Gucci e Prada da capo a piedi, che si vantavano di lavorare 30 minuti al giorno e di potersi permettere quello che indossavano... In metropolitana hanno cominciato a dare fastidio a tutti (ma solo a quelli di colore) e uno ha preso a pugni un vecchio. Un'altro componente della gang è stato arrestato, avendo la colpa di essere stato seduto. Poi un gruppo di ragazze hanno iniziato a picchiare un terzo elemento, ché non aveva difeso il compagno ingiustamente ammanettato... Il terzo elemento ha reagito e sono intervenuti due obesi a massacrarlo e a quel punto abbiamo cambiato vagone per non beccarci un proiettile vagante. Tutti gli altri giorni ho sperato di assistere a un episodio del genere, purtroppo invano...
L'albergo era nella parte est di Brooklin, ovvero abbastanza fuori. Il Quality Inn di Brooklin, l'unica costruzione decente, non in rovina o quasi, attorno alla fermata Broadway Junction dell'A Train, la linea che collega Brooklin a Manhattan e poi Harlem, treno tema dello standard jazz che Duke Ellington trasformò nel suo pezzo di punta.
L'hotel era pulitissimo, comodo (con letti così morbidi che facevano male alla schiena), con personale gentile. E la zona era piena di auto della polizia: sicura o insicura?
Tutto il nostro tempo è trascorso a Manhattan, la parte più famosa di New York e, a mio avviso, la più interessante. Trovarsi in luoghi finora visti solamente nei film è davvero coinvolgente. Central Park, contornato da grattacieli, in cui abbiamo anche pattinato sul ghiaccio. L'Empire State Building e la vista mozzafiato che offre su tutta la città dopo il tramonto, al caro prezzo di 19$ a persona. Ground Zero, che è un enorme cantiere, sede di un futuro giardino commemorativo che sarà contornato da torri ancora più altre delle Twin Tower, tra cui la esagerata Freedom Tower. Il ponte di Brooklin, che abbiamo attraversato a piedi sia di giorno che di notte, da cartolina sotto tutti i punti di vista e sotto cui sorge l'ottima pizzeria Grimaldi's (nulla a che vedere con l'Italia). Il traghetto per Staten Island, che regala un vista (gratis, almeno questo) su Manhattan e la Statua della Libertà. Greenwich Village con le sue stradine, le case di mattoni con le scale antincendio all'esterno, la storica Bakery Magnolia con le sue costosissime e deludenti cup-cakes, e i locali notturni, tra cui il famoso Blue Note in cui abbiamo sentito un eccentrico gruppo jazz e in cui mi sono preso un listino come omaggio. Fifth Avenue e tutti i negozi esageratamente costosi in cui non ho comprato nulla. Time square, piena di luci, sede niente meno che di M&Ms World. Broadway e i Musical così costosi di cui non abbiamo trovato i biglietti. Little Italy, che di italiano ha solo i nomi dei ristoranti, gestiti da messicani e in cui la pasteira e gli struffoli fanno ovviamente pena. Chinatown, piena solo di ristoranti orientali e scritte cinesi, dove abbiamo scoperto l'ottima ed economica cucina malese. Il financial district con Wall Street e la borsa, sulla quale spicca un disegno di Snoopy. I taxi gialli, più numerosi delle macchine. E anche gli scoiattoli, cui sono riuscito a fare mangiare una tortina al cioccolato. Il cabaret, dove il più delle volte ridi perchè ridono gli altri. E perchè no Bubba Gump è il suo dolce al cioccolato, i tombini da cui escono nuvole di fumo, la gente così diversa dalla California, i venditori di Hot Dog ogni 100 metri, gli Starbucks anche essei ogni 100 metri, i musicisti di colore, i ristoranti più o meno ovunque tranne dove li vorresti, la Knitting Factory (un locale che abbimao abbandonato dopo mezz'ora, prima che i nostri vestiti si riempissero di fumo), il BB King Blues Club (dove suonano la musica più povera della storia, il blues, e si fanno pagare 50 $ per delle costolette di maiale, e dove ovviamente non abbiamo mangiato). E l'onomastico di Emauele, che da me ha ricevuto solo una matita di Bubba Gump visto che aveva già avuto i biglietti dei Lakers.
Chiaramente questo è solo un elenco senza sentimenti di alcune cose che mi sono venute in mente in questo momento. Forse rimarrà solo un elenco, forse aggiungerò altro, chi lo sa. Fatto sta che New York è una città che vale la pena di essere visitata, anche se per una sola volta e per una sola settimana. Certo, ne abbiamo visto solo la superficie, non abbiamo avuto tempo e modo di viverla pienamente, dal suo interno, siamo stati per lo più degli spettatori arrivati e partiti così in fretta senza lasciare traccia... non abbiamo lasciato nulla alla città, a parte i nostri soldi, ma New York ci ha regalato (o meglio venduto) tante emozioni, ci ha offerto spettacoli e luoghi tra loro così contrastanti, ci ha permesso di vivere tante belle esperienze rese belle soprattutto dalla compagnia (io, Emanuele, Silvia, gli amici milanesi Gioele, Paola e Livia con il ragazzo Terzo e l'amico Dave), e, almeno per quanto mi riguarda, la voglia di tornarci prima o poi.