martedì 24 giugno 2008

Aloha!



Benvenuti a Jurassic Park, benvenuti nell'Isola-che-non-c'è....
Ora capisco perchè Spielberg abbia scelto l'isola di Kauai come scenario dei suoi famosi film: non solo per la vegetazione selvaggia che la ricopre, valendole l'appellativo di "garden-island" dell'arcipelago delle Hawaii, ma anche per la bellezza delle spiagge e la possibilità di godersi un po' di relax tra un atto e l'altro!
Io e Silvia siamo stati ospiti dell'isola e dei suoi galli (il gallo è l'animale ufficiale, che vive in strada, sulle spiagge, nella giungla) per 6 giorni, troppi pochi per goderne appieno, abbastanza da innamorarsi dei suoi tesori.

Sapevamo che una specie di paradiso naturale era pronto ad accoglierci, le aspettative erano alte in partenza, ma appena lasciato l'aeroporto di Lihue, armati di collane di fiori, siamo rimasti stregati da tutti i segreti che Kauai offriva ai nostri occhi... spiaggette incontaminate e non invase dai turisti, romantici rifugi nascosti dalla vegetazione... canyon impervi e sentieri nelle foreste... coste contornate dalle palme da cocco, con sabbia vellutata e acqua cristallina dalle sfumature verdi e azzurre... fiumi che si snodano nella giungla che riveste l'isola...
Un crescendo di emozioni che ha raggiunto il suo culmine lunedì (l'ultimo giorno) quando abbiamo risalito in kayak lo Wailua river, ormeggiato l'imbarcazione sulle rocce, guadato il fiume, per incamminarci in un districato percorso immerso in una foresta di mango (e spruzzata del profumo di mango maturi che dagli alberi cercano di bersagliare i passanti) fino alla piscina naturale delle Wailuao Secret Falls, non raggiungibili in altro modo. Una doccia fredda sotto una cascata alta 50 metri, con una ragazza bellissima, in una foresta di mango, col cantare dei galli, lontano da tutto e da tutti. Cosa posso chiedere di più da una vacanza? (Magari la pizza di nonna Milvia...)
Ho iniziato a raccontare dalla fine... una giustificazione, ancora una volta, per evitare uno schematico resoconto, che sarò lieto di offrire accompagnato da foto a chi lo richieda. Qualcosa invece di preciso e conciso per tutti voi che imperterriti continuate a leggere le note delle mie avventure.
La nostra base si chiamava Kauai Sands, il piccolo e semplice hotel che circonda un prato che si estende fino all'oceano, con stanza con ventilatore e "vista-giungla", e ristorantino a 10 metri dall'acqua per le colazioni a base di pancakes con macadamia (noci hawaiane), cocco grattugiato e sciroppo di latte di cocco. Ogni mattina sveglia alle 8, anche perchè le 3 ore di fuso aiutano, e partenza in auto (l'isoletta è piccola ma non troppo) alla ricerca di qualcosa più o meno a caso, armati di guida di Kauai. Tutto il giorno in giro, fino al tramonto, e per la sera non c'è nemmeno un locale, cosa che ho apprezzato tantissimo: una vacanza in segno della natura, della scoperta e del relax, totalmente diversa dai miei ritmi abituali.
Il sole picchia, data la posizione tropicale di Kauai, 22 gradi nord se non erro, che significa sole allo zenit a mezzogiorno del solstizio d'estate. O ci si riempie di crema o ci si ustiona in un istante, persino alle orecchie. Nonostente ciò, sono riuscito ad abbronzarmi, Silvia un po' meno dato il suo colorito estremamente chiaro.
La mia parte preferita dell'isola è stata la parte nord, più ricca di vegetazione e corsi d'acqua, in uno dei quali ho affittato un kayak per 24 ore, da mezzogiorno a mezziogiorno. Il primo giorno dei due abbiamo raggiunto l'oceano, il secondo abbiamo risalito il fiume fino a dove fosse possibile... e ora mi rendo conto di quante zanzare ci fossero, visto che per il prurito da bolle mi pare di avere le pulci dappertutto, persino nelle orecchie.

Un'altra bella avventura è stata la camminata di venerdì in un bellissimo canyon dai colori verde chiaro, verde scuro, rosso terra e gricgio: nulla a confronto della maestosità del Grand Canyon, ma di sicuro uno spettacolo emozionante. Chi si aspettava che l'isola offrisse anche questo?
Così in un attimo la bellissima vacanza è giunta al termine, e mi trovo di nuovo a San Diego, due settimane esatte prima della partenza, e in attesa del ventiquattresimo compleanno dei gemelli!!!

sabato 14 giugno 2008

One more time...

Bye bye I-House... e si chiude in bellezza, ultima festa, ultima serata, più o meno tutte le persone che ho conosciuto negli ultimi 9 mesi, 3 piani più l'I-walk pieni di gente... io, Emanuele e tutti gli italiani di San Diego, sempre in prima fila, sempre i peggiori... tutti i francesi (martedì ci siamo promessi a vicenda di suonarcele) e i cileni furbetti, gli olandesi (ebbene sì, anche loro), i brasiliani, gli australiani, le spagnole, e i rappresentati di Scozia, Messico, Inghilterra e una ventina di altri Paesi, e poi tutti gli americani, e che altro dire? Non so, non so che raccontare, forse non sono in grado di esprimere degnamente cosa questa festa abbia significato, cosa mi passi per testa... chi ha vissuto esperienze simili può forse in parte capirmi, anche se qua si parla della California.
Nove mesi che sono volati, nove mesi che mi sono passati sotto il naso, nove mesi che mi hanno offerto così tante cose che in gran parte non sono stato in grado di cogliere o non ho avuto il tempo di assaporare, nove mesi che credo non dimenticherò molto facilmente...
Nove mesi che mi hanno cambiato e che ho avuto l'onore di condividere con persone fantastiche: quel campione che mi somiglia e che tanti ancora confondono con me, quella ragazza con capelli gialli e gli occhi blu che da un anno è la mia bimba, il "terzo Coviello" e compagno di merende Anrea Tullj, il mio coinquilino-amico Mark, quel fenomeno di Marco Broccardo, la coreana Liz Kim- la prima ragazza che reputo degna di mio fratello , l'uomo-multa Carlo, quel genio di Borri, il piccolo ma grande Cardone, il letargico Gioele, il piccolo roditore milanese di nome Paola, Ahmed- il più grande Egiziano che abbia mai conosciuto, e poi quel clown che ha reso possibile "quella volta di San Diego".
E tutti gli altri, che non sto qua ad elencare...
Boh, quando arrivi pensi di avere fin troppo tempo... ma questo, beffardo, ti frega e passa più velocemente di quanto dovrebbe, e così arriva l'ultimo giorno, si consegnano le chiavi e ci si saluta.
E ora che si fa? Per iniziare mercoledì me ne vado alle Hawaii con Silvia, più precisamente nell'isola di Kauai, per una vacanzina da sogno (grazie al mio vecchio sponsor cui suggerisco la famosa frase di Totò), e poi sto pensando a qualcosa di bello anche per il genetliaco dei gemelli... boh, si vedrà, ma non vi deluderò, lo prometto!
Intanto è finita un'era, l'era della UCSD e dell'International House.

domenica 1 giugno 2008

Ogni tanto passo per casa. E allora scrivo...

La frequenza dei post su questo blog sta diminuendo vertiginosamente... se continuo di questo passo, tra 5 o 6 post sarò in Italia... sono appena tornato da Santa Barbara, dove ho passato un bel weekend a casa di Silvia con gli altri italiani di San Diego, tra cui il famoso Andrea Tullj. Ce la siamo piacevolmente passata non stancandoci troppo e non riuscendo mai ad arrivare fino alla spiaggia, distratti prematuramente da altre cose, tra cui un concero all'aperto in un prato recintato che raccoglieva tutti i fricchettoni di Isla Vista. Un po' anacronistico, a parte qualche vero Hippy sessantenne, arrivatii da 40 anni fa con barba lunghissima e armati di hula-hoop. Odore di canne, gente che lanciava tortillas per divertimento, un sole che scioglieva tutto lo scioglibile e un gruppo di musicisti vestiti da buffoni che suonava funky.
La sera di sabato ho preso parte a un sunset cocktail party su una barca, insieme a Silvia, Tullj, Broccardo, Caterina e Simonetta, quest'ultima credo mai nominata prima d'ora nel mio blog. Partenza dal Santa Barbara Harbor e via in mare per godersi il tramonto. Peccato solo di essere salpati un po' ritardo, dopo il tramonto. L'idea era carina, la qualità del cibo scadente, le onde fastidiose tanto dal causarmi un po' di nausea, e il vento così pungente dal farmi pentire di essermi vestito troppo leggero. Se solo ci fosse stata nonna Milvia a ricordarmi la giacca a vento...
E dunque oggi, accolto da Emanuele, sono rientrato nella mia camera dell'International House della UC San Diego. Credo che sia l'ultima volta che rientro alla I House dopo un viaggetto, visto che tra 12 giorni la devo levare le tende. Pensarci mi fa un certo effetto... sono stato bene in questa stanza, che mi ha accolto al ritorno di ognuna delle mie avventure. Non poche avventure: New York, il tour lungo la Baja California in auto fino a Cabo San Lucas, le 2 volte a San Francisco, le 3 volte a Las Vegas, il Grand Canyon, Disneyland, 3 o 4 volte nella Orange County, Tijuana, non so nemmeno quante volte a Santa Barbara, un paio di volte a Puerto Nuevo in Mexico, e le 8 volte a Los Angeles tra Santa Monica, Venice, Downtown, Beverly Hills, i Lakers... Boh, forse dimentico qualcosa. Di sicuro ometto tutte le prossime mete, che saranno svelate solo a tempo debito...
Ma non è ancora tempo di bilanci, visto che ho ancora un mese e una settimana prima della partenza... tutto sommato, sono a sette ottavi di questi dieci mesi in California. In un ottavo posso vivere ancora un sacco di esperienze. Meglio darsi da fare!