Trascorrere la serata a Las Vegas dopo aver ammirato il Grand Canyon durante la mattina non capita tutti i giorni. Questo in una sola frase è stato il nostro sabato, diviso equamente tra due luoghi così diversi tra loro, direi opposti. Da una parte i panorami mozzafiato e unici al mondo e le passeggiate nella natura incontaminata, dall'altra la città dei vizi, del divertimento e delle luci. Due luoghi opposti, dicevo, ma entrambi meta turistica che nessun turista può lasciarsi sfuggire.
Il viaggio, che credo mi abbia portato a raggiungere i 6000km percorsi in poco più di due settimane, è iniziato venerdì mattina, dopo la sera del concerto di Marcus Miller, con una Dodge Caliber noleggiata, una macchina americana con un motore enorme e poco efficiente, con una trasmissione automatica penosa e con un consumo di benzina esagerato. Dovevamo percorrere 550 miglia per raggiungere il Gran Canyon e ce la siamo presa così comoda da arrivare alle 8 di sera, dopo aver attravesrato le sterminate distese di nulla della California non costiera e del northwest dell'Arizona, addentrandoci addirittura nella famosa Route 66, che da Los Angeles si snoda fino a Chicago con una sola corsia per senso di marcia. Nelle zone desertiche, durante il giorno, fa un caldo micidiale, sui 100 gradi Fahrenheit (40 gradi centigradi), e soffia un vento così caldo da sembrare generato da un gigante asciugacapelli. Non vorrei mai trovarmi lì con l'auto in panne e senza un ettolitro d'acqua ghiacciata.
Mi sto dilungando troppo, mi pare, ma mi rifarò non soffermandomi sui particolari di luoghi che tutti conoscono grazie a foto, documentari o miei precedenti racconti. Dunque, all'imbrunire arriviamo in un agglomerato di edifici identificato da google map con il nome di Grand Canyon, l'ultimo nucleo edilizio prima del Grand Canyon National Park, ma non sappiamo ancora chi sono i protagonisti di questa ultima avventura, perchè mi sono dimenticato di dirlo. Potrei aggiungerlo in testa al racconto, ma stravolgerei tutto, quindi dico ora che i presenti erano: Emanuele, Silvia, Giulia e me medesimo.
Cena in un ottimo ristorante americano, a base di carne di porco con salsa barbeque, patate, pannocchie arrostite, fagioli, ali di pollo fritte, roba leggera per intenderci.
La mattina del sabato, passeggiata sul canyon. Devo ammettere che fa una certa impressione, per due motivi. In primo luogo lo spettacolo è davvero eccezionale, a perdita d'occhio: è incredibile pensare che il fiume Colorado abbia fatto tutto da solo (con l'aiuto di qualche movimento tettonico), erodendo le rocce e creando quella che è una delle meraviglie naturali del mondo. In secondo luogo, torvarsi in uno scenario così conosciuto e visto finora solo in cartolina non lascia mai indifferenti: ecco il Grand Canyon, e noi, piccolissimi, camminiamo sul bordo.
Una cosa simpaticissima sono gli scoiattoli. Io ed Emanuele adoriamo gli scoiattoli, credo grazie a Cip e Ciop, e ad ogni occasione cerchiamo di convincerli a scattarci una foto assieme, promettendoli il cibo che nascondiamo nel palmo della mano. Tra un po' si spargerà voce che nella mano non c'è proprio nulla e gli scoiattoli inizieranno e diffidare di noi.
Voglio regalarvi una foto in solitaria, visto che non credo aggiornerò mai il sito delle foto: io che piego la mia polo preferita... non so se piegherò spesso magliette con uno sfondo così...
Sazi di Gran Canyon, tocca alle 277 miglia verso Las Vegas, con una sola breve sosta per vedere l'imponente Hoover Dam, la diga al confine tra Arizona e Nevada.
Las Vegas è sempre Las Vegas, solo che stavolta abbiamo pernottato allo Stratosphere anzichè al Luxor. Mi chiedo perchè molte persone condannino Las Vegas, giudicandola una città falsa. Mi chiedo che spiritualità vadano a cercarci, rimanendo ovviamente delusi, quando basterebbe capire che è una città votata al divertimento, ai soldi e basta. Inoltre, il gioco d'azzardo è solo una parte di Las Vegas. Tutto sta nel decidere di divertisri e non avere sonno. Degno di nota è soprattutto il cocktail gigante preso da me ed Emanuele al Coyote Ugly (la copia dell'omonimo locale situato a New York, reso forse famoso dal film o da non so che), o meglio fuori di esso, perchè all'interno avevamo bevuto birra. A Las Vegas puoi comprare più o meno ovunque dei cocktail enormi a soli $15, portarteli a spasso e tenerti il bicchiere per refillarlo (to refill = riempire). Sono così grossi che una persona normale si ubriacherebbe completamente bevendone uno intero. La mattina, buffet "Sunday Brunch" del Luxor, e partenza per tornare a San Diego, con una breve tappa nell'enorme outlet di Las Vegas.
A proposito, ho tralasciato tutta la scorsa settimana, ma chi se ne frega. Una cosa però mi ha dato fastidio: le nuvole. Ma vi pare che arriva mia cugina e ci sono le nuvole e il freddino, quando le avevo promesso almeno 30 gradi e un sole estivo? Ci faccio brutta figura... a meno che non sia colpa sua...
lunedì 12 maggio 2008
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11 commenti:
...mi pare tu abbia parlato un pò poco di me...ma lascio correre dato che in questi 12 giorni hai ampiamente dimostrato l'amore cuginoso che provi per me! (ovviamente ricambiato e equamente diviso fra te e l'altro coviellino) cmq tengo a specificare che il trio Meiniello o Covieri funziona,ne dà prova il buffet del Luxor simil buffet-DonSimone...
PS: precedente commento rilasciato da "cuginina Giulia" durante la permanenza a scrocco dai cugini (parentame di un certo livello...)
cacchio.. così caldo?
apperò....... :-| !!!!!
ancora quella maglietta ma la avevi anche a matematica a!!!!
bella la foto, provvederò a cancellarti con gimp e metterla come sfondo del pc
beh, se vuoi te ne mando direttamente una senza di me..
Alla faccia del piccolo road trip...un mega road trip direi!!
Bellissimo il termine "refillarlo"!!:)
Solo tu puoi piegare una maglietta su una roccia del Gran Canyon!!un mito un mito!
beh, mamma mi ha insegnato a piegare tutto ciò che mi tolgo...
ora uso quel coso gigante per bere acqua ;-)
forse quando mamma ha dato lezioni di folding io ero distratto! Di solito stropiccio, appoggio o ciancico
che mosceria!
nessuno scrive.
si vede che siamo prossimi alla chiusura.
ma manca ancora un mese e mezzo!
in effetti ho poco tempo per scrivere... poi se nessuno commenta, vuol dire ch enessuno legge e quindi non ho fretta di aggiornare ;-)
dai arco scrivi che adesso che è tornato a casa il pellestrina mi rimane solo il tuo blog da leggere
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