Sono solo 9 giorni che non do mie notizie e già molte persone si sono lamentate. Quindi, a grande richiesta, sottrarrò qualche minuto al mio incostante studio per soddisfare la vostra sete di notizie.
Tornando alla scorsa settimana, due sono gli eventi degni di nota: giovedì il ritorno di Andrea Tullj (che ci ha portato olio dei suoi contadini e Pan di Stelle)e venerdì il Sungod Festival.
Tralasciando il primo argomento, il Sungod è letteralmente il dio sole, ovvero una statua colorata situata in un certo punto dell campus. Probabilmente quando hanno deciso di organizzare un festival della UCSD, hanno costruito la statua colorata tanto per avere un soggetto con cui giustificare un nome.
Il Sungod è il giorno in cui un'università di nerd si anima e carca di trasgredire, almeno per quanto ciò sia possibile negli US. In qualche zona del campus, le autorità chiudono qualche occhio riguardo al consumo di alcolici e i ragazzini letteralmente impazziscono, andando giù di vodka e ruhm dalle 9 di mattina. Il risultato è tutti ubriachi prima di pranzo e pronti ad andare a dormire dopo pranzo. Il problema di fondo è che quando sciogli le catene di animali tenuti legati tutta la loro vita, questi prendono il largo senza misura, usaurendo velocemente tutte le energie e trovandosi presto esausti. Nonostante ciò, la giornata è stata divertente, perchè quando bevi 4 ruhm e coca alle 2 del pomeriggio, ti diverti anche se le feste ti fanno schifo. A proposito, ho quasi dimenticato di dire che i campi di atletica del campus vengono circondati da un recinto al cui interno viene allestito un palco, che accoglie una line up di artisti decisamente discutibile, di cui tutti si sono lamentati. Il basso livello delle attrazioni offerte agli studenti, ha reso l'alcool l'unica vera attrazione, tanto che la zona del palco è stata più o meno vuota tutto il giorno, anche perchè lì era vietato bere. A proposito, tutto è finito a mezzanotte, ma forse lo spirito è finito ben prima... vorrei tornare indietro a quando ero giovane, ai tempi di Woodstock. Si vede che non sono stato entusiasta del Sungod?
Due curiosità. Sapete come si aprono le banane? Mi direte di sì. Ebbene no. Gioele al tempo ci ha mostrato il suo metodo, e youtube gli ha dato ragione. Cercate how to open a banana... sicurezze che crollano. Punti di vista statici e verità accettate cui basiamo le nostre azioni, quando basta prendere una banana dall'altra parte per cambiare tutto.
Inoltre, le grapple, uva-mela, le mele al gusto di uva che Emanuele ha comprato per farmi ridere. Sono una via di mezzo tra l'insapore e il nauseante. Ma perchè le mele non vanno più bene?
E poi che dire, spiaggie affollate, sole caldo, acqua ghiacciata, tesi che vuole il suo tempo, fuori fino a tardi la sera, poche ore di sonno, occhiaie nascoste solo dall'abbronzatura, la Saturn che fa brutti scherzi, tanta margaritas, viaggi in vista, e solo un mese e mezzo per salutare San Diego e la California. Porca puttana, a pensarci mi viene l'ansia.
mercoledì 21 maggio 2008
lunedì 12 maggio 2008
Un piccolo road trip
Trascorrere la serata a Las Vegas dopo aver ammirato il Grand Canyon durante la mattina non capita tutti i giorni. Questo in una sola frase è stato il nostro sabato, diviso equamente tra due luoghi così diversi tra loro, direi opposti. Da una parte i panorami mozzafiato e unici al mondo e le passeggiate nella natura incontaminata, dall'altra la città dei vizi, del divertimento e delle luci. Due luoghi opposti, dicevo, ma entrambi meta turistica che nessun turista può lasciarsi sfuggire.
Il viaggio, che credo mi abbia portato a raggiungere i 6000km percorsi in poco più di due settimane, è iniziato venerdì mattina, dopo la sera del concerto di Marcus Miller, con una Dodge Caliber noleggiata, una macchina americana con un motore enorme e poco efficiente, con una trasmissione automatica penosa e con un consumo di benzina esagerato. Dovevamo percorrere 550 miglia per raggiungere il Gran Canyon e ce la siamo presa così comoda da arrivare alle 8 di sera, dopo aver attravesrato le sterminate distese di nulla della California non costiera e del northwest dell'Arizona, addentrandoci addirittura nella famosa Route 66, che da Los Angeles si snoda fino a Chicago con una sola corsia per senso di marcia. Nelle zone desertiche, durante il giorno, fa un caldo micidiale, sui 100 gradi Fahrenheit (40 gradi centigradi), e soffia un vento così caldo da sembrare generato da un gigante asciugacapelli. Non vorrei mai trovarmi lì con l'auto in panne e senza un ettolitro d'acqua ghiacciata.
Mi sto dilungando troppo, mi pare, ma mi rifarò non soffermandomi sui particolari di luoghi che tutti conoscono grazie a foto, documentari o miei precedenti racconti. Dunque, all'imbrunire arriviamo in un agglomerato di edifici identificato da google map con il nome di Grand Canyon, l'ultimo nucleo edilizio prima del Grand Canyon National Park, ma non sappiamo ancora chi sono i protagonisti di questa ultima avventura, perchè mi sono dimenticato di dirlo. Potrei aggiungerlo in testa al racconto, ma stravolgerei tutto, quindi dico ora che i presenti erano: Emanuele, Silvia, Giulia e me medesimo.
Cena in un ottimo ristorante americano, a base di carne di porco con salsa barbeque, patate, pannocchie arrostite, fagioli, ali di pollo fritte, roba leggera per intenderci.
La mattina del sabato, passeggiata sul canyon. Devo ammettere che fa una certa impressione, per due motivi. In primo luogo lo spettacolo è davvero eccezionale, a perdita d'occhio: è incredibile pensare che il fiume Colorado abbia fatto tutto da solo (con l'aiuto di qualche movimento tettonico), erodendo le rocce e creando quella che è una delle meraviglie naturali del mondo. In secondo luogo, torvarsi in uno scenario così conosciuto e visto finora solo in cartolina non lascia mai indifferenti: ecco il Grand Canyon, e noi, piccolissimi, camminiamo sul bordo.
Una cosa simpaticissima sono gli scoiattoli. Io ed Emanuele adoriamo gli scoiattoli, credo grazie a Cip e Ciop, e ad ogni occasione cerchiamo di convincerli a scattarci una foto assieme, promettendoli il cibo che nascondiamo nel palmo della mano. Tra un po' si spargerà voce che nella mano non c'è proprio nulla e gli scoiattoli inizieranno e diffidare di noi.
Voglio regalarvi una foto in solitaria, visto che non credo aggiornerò mai il sito delle foto: io che piego la mia polo preferita... non so se piegherò spesso magliette con uno sfondo così...
Sazi di Gran Canyon, tocca alle 277 miglia verso Las Vegas, con una sola breve sosta per vedere l'imponente Hoover Dam, la diga al confine tra Arizona e Nevada.
Las Vegas è sempre Las Vegas, solo che stavolta abbiamo pernottato allo Stratosphere anzichè al Luxor. Mi chiedo perchè molte persone condannino Las Vegas, giudicandola una città falsa. Mi chiedo che spiritualità vadano a cercarci, rimanendo ovviamente delusi, quando basterebbe capire che è una città votata al divertimento, ai soldi e basta. Inoltre, il gioco d'azzardo è solo una parte di Las Vegas. Tutto sta nel decidere di divertisri e non avere sonno. Degno di nota è soprattutto il cocktail gigante preso da me ed Emanuele al Coyote Ugly (la copia dell'omonimo locale situato a New York, reso forse famoso dal film o da non so che), o meglio fuori di esso, perchè all'interno avevamo bevuto birra. A Las Vegas puoi comprare più o meno ovunque dei cocktail enormi a soli $15, portarteli a spasso e tenerti il bicchiere per refillarlo (to refill = riempire). Sono così grossi che una persona normale si ubriacherebbe completamente bevendone uno intero. La mattina, buffet "Sunday Brunch" del Luxor, e partenza per tornare a San Diego, con una breve tappa nell'enorme outlet di Las Vegas.
A proposito, ho tralasciato tutta la scorsa settimana, ma chi se ne frega. Una cosa però mi ha dato fastidio: le nuvole. Ma vi pare che arriva mia cugina e ci sono le nuvole e il freddino, quando le avevo promesso almeno 30 gradi e un sole estivo? Ci faccio brutta figura... a meno che non sia colpa sua...
Il viaggio, che credo mi abbia portato a raggiungere i 6000km percorsi in poco più di due settimane, è iniziato venerdì mattina, dopo la sera del concerto di Marcus Miller, con una Dodge Caliber noleggiata, una macchina americana con un motore enorme e poco efficiente, con una trasmissione automatica penosa e con un consumo di benzina esagerato. Dovevamo percorrere 550 miglia per raggiungere il Gran Canyon e ce la siamo presa così comoda da arrivare alle 8 di sera, dopo aver attravesrato le sterminate distese di nulla della California non costiera e del northwest dell'Arizona, addentrandoci addirittura nella famosa Route 66, che da Los Angeles si snoda fino a Chicago con una sola corsia per senso di marcia. Nelle zone desertiche, durante il giorno, fa un caldo micidiale, sui 100 gradi Fahrenheit (40 gradi centigradi), e soffia un vento così caldo da sembrare generato da un gigante asciugacapelli. Non vorrei mai trovarmi lì con l'auto in panne e senza un ettolitro d'acqua ghiacciata.
Mi sto dilungando troppo, mi pare, ma mi rifarò non soffermandomi sui particolari di luoghi che tutti conoscono grazie a foto, documentari o miei precedenti racconti. Dunque, all'imbrunire arriviamo in un agglomerato di edifici identificato da google map con il nome di Grand Canyon, l'ultimo nucleo edilizio prima del Grand Canyon National Park, ma non sappiamo ancora chi sono i protagonisti di questa ultima avventura, perchè mi sono dimenticato di dirlo. Potrei aggiungerlo in testa al racconto, ma stravolgerei tutto, quindi dico ora che i presenti erano: Emanuele, Silvia, Giulia e me medesimo.
Cena in un ottimo ristorante americano, a base di carne di porco con salsa barbeque, patate, pannocchie arrostite, fagioli, ali di pollo fritte, roba leggera per intenderci.
La mattina del sabato, passeggiata sul canyon. Devo ammettere che fa una certa impressione, per due motivi. In primo luogo lo spettacolo è davvero eccezionale, a perdita d'occhio: è incredibile pensare che il fiume Colorado abbia fatto tutto da solo (con l'aiuto di qualche movimento tettonico), erodendo le rocce e creando quella che è una delle meraviglie naturali del mondo. In secondo luogo, torvarsi in uno scenario così conosciuto e visto finora solo in cartolina non lascia mai indifferenti: ecco il Grand Canyon, e noi, piccolissimi, camminiamo sul bordo.
Una cosa simpaticissima sono gli scoiattoli. Io ed Emanuele adoriamo gli scoiattoli, credo grazie a Cip e Ciop, e ad ogni occasione cerchiamo di convincerli a scattarci una foto assieme, promettendoli il cibo che nascondiamo nel palmo della mano. Tra un po' si spargerà voce che nella mano non c'è proprio nulla e gli scoiattoli inizieranno e diffidare di noi.
Voglio regalarvi una foto in solitaria, visto che non credo aggiornerò mai il sito delle foto: io che piego la mia polo preferita... non so se piegherò spesso magliette con uno sfondo così...
Sazi di Gran Canyon, tocca alle 277 miglia verso Las Vegas, con una sola breve sosta per vedere l'imponente Hoover Dam, la diga al confine tra Arizona e Nevada.
Las Vegas è sempre Las Vegas, solo che stavolta abbiamo pernottato allo Stratosphere anzichè al Luxor. Mi chiedo perchè molte persone condannino Las Vegas, giudicandola una città falsa. Mi chiedo che spiritualità vadano a cercarci, rimanendo ovviamente delusi, quando basterebbe capire che è una città votata al divertimento, ai soldi e basta. Inoltre, il gioco d'azzardo è solo una parte di Las Vegas. Tutto sta nel decidere di divertisri e non avere sonno. Degno di nota è soprattutto il cocktail gigante preso da me ed Emanuele al Coyote Ugly (la copia dell'omonimo locale situato a New York, reso forse famoso dal film o da non so che), o meglio fuori di esso, perchè all'interno avevamo bevuto birra. A Las Vegas puoi comprare più o meno ovunque dei cocktail enormi a soli $15, portarteli a spasso e tenerti il bicchiere per refillarlo (to refill = riempire). Sono così grossi che una persona normale si ubriacherebbe completamente bevendone uno intero. La mattina, buffet "Sunday Brunch" del Luxor, e partenza per tornare a San Diego, con una breve tappa nell'enorme outlet di Las Vegas.
A proposito, ho tralasciato tutta la scorsa settimana, ma chi se ne frega. Una cosa però mi ha dato fastidio: le nuvole. Ma vi pare che arriva mia cugina e ci sono le nuvole e il freddino, quando le avevo promesso almeno 30 gradi e un sole estivo? Ci faccio brutta figura... a meno che non sia colpa sua...
domenica 4 maggio 2008
Cugina Giulia in California
Ho concluso l'ultimo post dicendo che sarei tornato a San Diego con una sorpresa per Emanuele... nessuno ha ancora chiesto cosa questa sorpresa sia. Forse devo dedurre che a nessuno gliene importi un bel nulla, o che magari tutti già sapevano cosa essa fosse.
In ogni caso, per i nuovi lettori, svelerò esplicitamente l'oggetto del mistero: l'arrivo della cuginina Giulia, atterrata a Los Angeles giovedì sera, all'insaputa di Emanuele. Devo ammettere che è bello incontrare una persona nella top ten degli affetti dopo tanto tempo!
L'evento fondamentale di questi giorni è che Giulia è stordita dal fuso orario, meglio dire rincoglionita. Nonostante ciò, non ha potuto fare a meno di essere colpita da ogni particolare della California, dalle case tipiche americane alle facce strane delle persone, manifestando stupore in continuazione. In questi giorni c'è anche Silvia, e due ragazze insieme tendono a voler fare troppo shopping, motivo per cui in questo momento loro sono in un centro commerciale e io sono a casa da solo, essendo Emanuele con Liz.
Ieri siamo andati a Los Angeles, e ciò mi ha permesso di raggiungere i 3200km guidati personalmente in soli 10 giorni. La prima meta è stata Beverly Hills, con vergognoso picnic a base di pizza fatta da me la sera precedentemente. Passeggiata in Rodeo Drive per vedere i costosissimi negozi e la gente vestita riccamente ma male, e per quanto mi riguarda a invidiare le auto dei ricchi. A seguire l'immancabile tour tra le casette dei ricchi e tra gli "oooooh" di Giulia, per poi percorrere Sunset bouleverd fino a Santa Monica. Purtroppo le nuvole ci hanno messo i bastoni tra le ruote, non permettendoci di stare comodamente distesi in spiaggia senza far nulla, e obbligandoci a deviare verso la promenade di Santa Monica... tanto per cambiare piena di negozi!
Divertentissima la cena da Bubba Gump, a base di gamberetti! Sfoderando la mia simpatia, ho avvertito la nostra cameriera che era il compleanno di Silvia, mentendo di soli 3 giorni. A un certo punto la cameriera è arrivata al nostro tavolo seguita da tutti gli altri camerieri e dicendo "there is birthday here!", obbligando Silvia ad alzarsi imbarazzatissima per godersi il coro (non la solita "happy birthday" o "buon compleanno", ma una cosa divertente) di tutti i cameri, con me ed Emanuele che battevamo le mani a tempo con facce beffarde, pronti a ingozzarci in 10 secondi il suo dolcetto gratis.
In ogni caso, per i nuovi lettori, svelerò esplicitamente l'oggetto del mistero: l'arrivo della cuginina Giulia, atterrata a Los Angeles giovedì sera, all'insaputa di Emanuele. Devo ammettere che è bello incontrare una persona nella top ten degli affetti dopo tanto tempo!
L'evento fondamentale di questi giorni è che Giulia è stordita dal fuso orario, meglio dire rincoglionita. Nonostante ciò, non ha potuto fare a meno di essere colpita da ogni particolare della California, dalle case tipiche americane alle facce strane delle persone, manifestando stupore in continuazione. In questi giorni c'è anche Silvia, e due ragazze insieme tendono a voler fare troppo shopping, motivo per cui in questo momento loro sono in un centro commerciale e io sono a casa da solo, essendo Emanuele con Liz.
Ieri siamo andati a Los Angeles, e ciò mi ha permesso di raggiungere i 3200km guidati personalmente in soli 10 giorni. La prima meta è stata Beverly Hills, con vergognoso picnic a base di pizza fatta da me la sera precedentemente. Passeggiata in Rodeo Drive per vedere i costosissimi negozi e la gente vestita riccamente ma male, e per quanto mi riguarda a invidiare le auto dei ricchi. A seguire l'immancabile tour tra le casette dei ricchi e tra gli "oooooh" di Giulia, per poi percorrere Sunset bouleverd fino a Santa Monica. Purtroppo le nuvole ci hanno messo i bastoni tra le ruote, non permettendoci di stare comodamente distesi in spiaggia senza far nulla, e obbligandoci a deviare verso la promenade di Santa Monica... tanto per cambiare piena di negozi!
Divertentissima la cena da Bubba Gump, a base di gamberetti! Sfoderando la mia simpatia, ho avvertito la nostra cameriera che era il compleanno di Silvia, mentendo di soli 3 giorni. A un certo punto la cameriera è arrivata al nostro tavolo seguita da tutti gli altri camerieri e dicendo "there is birthday here!", obbligando Silvia ad alzarsi imbarazzatissima per godersi il coro (non la solita "happy birthday" o "buon compleanno", ma una cosa divertente) di tutti i cameri, con me ed Emanuele che battevamo le mani a tempo con facce beffarde, pronti a ingozzarci in 10 secondi il suo dolcetto gratis.
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